IL BLOG DI

Intervento informativa urgente Ministro Speranza – Dalila Nesci

 

 

Ministro, colleghi e rappresentati del governo tutti,
​esattamente un secolo fa il mondo intero fu colpito da una influenza – poi ribattezzata “spagnola” – che nel giro di due anni infettò 500 milioni di persone (un quarto della popolazione mondiale), uccidendone 50 milioni. Fu la più grave pandemia della Storia dell’Umanità.
​Oggi ci troviamo nel pieno di una nuova pandemia: a distanza di quasi un anno dal paziente zero, il COVID-19 ha colpito già circa 50 milioni di persone in tutto il mondo, causando la morte di 1,2 milioni di persone.
​La differenza fondamentale tra oggi e cento anni fa sta nelle decisioni che possiamo prendere, sia a livello nazionale sia a livello mondiale. Ed ora abbiamo la possibilità di scegliere: tentare di governare il fenomeno o subirne semplicemente le conseguenze?
​Va da sé che per uno Stato evoluto, democratico e responsabile la scelta non può che essere una nella consapevolezza che ogni soluzione comporta sempre dei limiti: dobbiamo governare il fenomeno.

Come ha ricordato il Presidente Conte lunedì scorso in quest’Aula, a marzo eravamo posti di fronte a un evento travolgente, in assenza di un piano operativo puntualmente e dettagliatamente certificato sul piano scientifico, sprovvisti di un sistema di monitoraggio sofisticato.
Un lockdown generalizzato su tutto il territorio nazionale a marzo, era l’unico modo per governare il fenomeno, l’unico modo per “appiattire la curva” dei contagi: bisognava aggredire subito il problema.

Ma il compito che dobbiamo svolgere, era chiaro sin dall’inizio di questa pandemia: fino a quando non ci sarà un vaccino per debellare il Coronavirus, la Politica è chiamata a combattere una crisi sanitaria che le si presentava, innanzitutto, come una crisi ospedaliera. Una crisi che è anche il frutto di anni di tagli e definanziamenti a discapito della nostra sanità e della rete di assistenza territoriale.
E il loro progressivo smantellamento, in virtù di una visione ospedalocentrica, ha contribuito alle discriminazioni nell’accesso alle cure nei diversi territori e soprattutto, in questa situazione emergenziale, ad un sovraccarico insopportabile per i nostri ospedali e per tutto il personale sanitario e socio-sanitario!
Ma non è il momento per occuparci di certe responsabilità del passato, per dividerci sulla mala gestio degli ultimi vent’anni perpetrata in molti sistemi sanitari regionali, allo scopo di arricchire la sanità privata a discapito del pubblico e rifocillare potentati clientelari.
Torniamo alla gestione dell’emergenza. Nel corso dei mesi successivi alla scoperta del Covid-19 nel nostro Paese, il nostro Governo ha fatto ciò che era più importante: potenziare il sistema sanitario. Sono stati stanziati 9,5 miliardi di euro per l’intero comparto e 1,4 miliardi per l’aumento dei posti in terapia intensiva, passati da 5.179 prima dell’emergenza agli attuali 7596. E altri se ne aggiungeranno per un totale potenziale di 11307.
Abbiamo più che raddoppiato la capacità di intervento sui pazienti più gravi, e con un unico scopo: governare il fenomeno.
Certo, il quadro epidemiologico nazionale ed europeo appare ancora particolarmente critico. Ma come è stato ricordato ieri dal Dott. Brusaferro dell’Istituto Superiore di Sanità, siamo ormai entrati nella seconda fase: quella della transizione, con una rimodulazione delle misure di contenimento.
Per questo, ora, un lockdown generalizzato non avrebbe senso: bisogna riuscire a conciliare le libertà personali e la tutela della salute, nella consapevolezza che non vi sarà ripresa economica se non riusciremo a contenere il contagio!

Ecco allora che dobbiamo tutti collaborare ed accogliere il sistema messo a punto dalla Cabina di Regia, dove partecipano anche le Regioni, basato non solo sull’ormai famoso valore Rt ma su ben 21 indicatori individuati dal D.M. 30 aprile 2020 – i cui dati sono forniti proprio dalle singole Regioni – e che generano in maniera oggettiva un “rischio”: basso, medio, moderato o alto per ogni realtà regionale. Indicatori che non si concentrano solo su un aspetto del fenomeno ma che sono, a loro volta, suddivisi in tre categorie: capacità di monitoraggio, capacità di accertamento diagnostico-indagine -gestione dei contatti e tenuta dei servizi sanitari.
Non dimentichiamoci che è il “grado di rischio” il driver principale che deve aiutarci a scegliere in questo momento. Ed aver trovato l’algoritmo condiviso capace di generare questo dato, dovrebbe persuadere ogni livello istituzionale ad interagire nella massima trasparenza possibile.

Ora non è il momento di dividerci e perderci in polemiche sterili e strumentali.
Dobbiamo salvare vite umane e dobbiamo farlo adesso: questo significa governare il fenomeno, a costo di essere impopolari!
Necessarie, pertanto, le restrizioni a livello territoriale grazie alle quali, ci auguriamo, potremo forse scongiurare misure generalizzate su scala nazionale. Restrizioni che allo stesso tempo garantiranno ulteriore monitoraggio in tempo reale e verrà fugato ogni dubbio.
Per concludere Ministro Speranza, nella consapevolezza della separazione e della gestione concorrente fra Stato e Regioni di alcune competenze garantite dalla Costituzione, il nostro auspicio è che si mettano da parte gli eccessi propagandistici, a cui troppo spesso la politica si piega e che si collabori uniti, da Italiani, per affrontare la più grave crisi che la nostra Storia Repubblicana ricordi.