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Cosa penso del “Dopo Trieste”. Il coraggio di mettersi in cammino.

Ho partecipato all’evento che si è tenuto nei giorni scorsi nella Sala Giubileo della LUMSA, con Beppe Fioroni, Ernesto Maria Ruffini, Padre Francesco Occhetta. L’incontro è stato moderato da Lucio D’Ubaldo, con i saluti del Rettore Francesco Bonini e della nuova Presidente della Regione Umbria, Stefania Proietti che ci ha raggiunti.

L’incontro aveva l’obiettivo di proseguire il dialogo “Dopo Trieste”: proseguire la riflessione avviata nella Settimana sociale a proposito dell’impegno dei cristiani nella società. Qui è possibile riascoltare gli interventi di quel giorno: https://www.youtube.com/watch?v=et48MNRFAdg

Pensate che pochi giorni dopo questo evento, l’ormai ex Direttore dell’Agenzia delle Entrate Ruffini ha deciso di lasciare il suo incarico, dopo aver ricevuto attacchi ingenerosi e fuori luogo. Per questo ieri, ho rilasciato una breve dichiarazione all’ANSA sulle sue dimissioni, che qui vi riporto: “Solidarietà a Ruffini per gli attacchi ricevuti. Li ritengo vani tentativi di adombrare la sua integrità morale ed etica professionale. Ho letto l’intervista circa le sue dimissioni ed ero presente al convegno “Dopo Trieste in cammino per andare dove?”. I suoi sono contenuti condivisibili e di alto senso civico, soprattutto traspare amore per la democrazia. Ruffini potrebbe essere un valore aggiunto al panorama politico italiano. Il nostro Paese ha bisogno di buoni esempi e meno cinismo. Grazie Ruffini per il lavoro di successo svolto fino ad oggi a servizio delle istituzioni”.

Polemiche a parte, l’evento sul “Dopo Trieste” ha rafforzato l’idea della necessità, per non dire impellenza, di un rinnovato impegno corale dei cristiani e dei cattolici nella società, in senso politico. Delineare una nuova visione politica di centro, popolare, riformista, democratica ed ispirata alla dottrina sociale cattolica è ormai una necessità sistemica che in qualche modo riuscirà ad organizzarsi.

L’attuale destra e sinistra, dopo anche la parabola finale dell’esperienza 5 stelle che ha ormai esaurito tutta la sua spinta innovativa, hanno bisogno di un nuovo polo alternativo alla deriva woke: in grado di calmierare le spinte oltranziste della sinistra illiberale e neutralizzare l’avanzata della destra populista. La destra italiana tutta è impegnata a governare con Meloni e da Forza Italia, seppur capacissima di mantenere le sue posizioni sul territorio, non trapelano ancora novità esaltanti che possano proiettarla verso il futuro, dopo la dipartita del suo leader carismatico Silvio Berlusconi. Il 5 stelle, poi, è ormai sempre più ininfluente dopo la disgregazione degli ultimi anni operata da Conte e causata anche dalla miopia di Grillo che, non ha intuito la necessità di dover strutturare il cambiamento del suo M5s, in senso democratico, così come voleva realizzarlo Luigi Di Maio prima della scissione necessaria. Il partito di Conte, oggi, è definito e pensato come contenitore autoreferenziale e utile solo al suo leader per la rielezione di pochi e si è dimostrato inaffidabile anche nei rapporti con il PD. E’ chiaro a tutti, poi, che Elly Schlein, seppur molto capace ed intelligente, non possa aggregare a sé tutto il multiforme mondo politico centrista. Inoltre, dopo il fallimento di Renzi e Calenda che -insieme- potevano essere una valida novità del panorama politico italiano, urge un progetto nuovo che sia in grado di alimentare la speranza e crei entusiasmo in grado di superare il pessimismo imperante degli elettori ed il cinismo di molti addetti ai lavori della politica (e non solo). Ci sono molti giovanissimi e giovani, magari con importanti esperienze istituzionali e di attivismo civico, politico o nel mondo universitario e del volontariato, ma anche professionisti e persone di ogni età, che sono desiderosi di impiegare le proprie energie in un progetto politico di lungo respiro.

Servirebbe, quindi, un contenitore politico inclusivo ed intergenerazionale. Europeista ed atlantista. Che snodi i suoi obiettivi politici, partendo dal superamento dei divari territoriali attraverso la redistribuzione di risorse ed opportunità in ottemperanza alla Costituzione. Capace di attrarre la partecipazione attiva di personalità storiche della politica italiana che – con generosità e sapienza – possano aiutare ad innescare processi, anziché occupare spazi.

Qualcuno, con spirito più polemico che dialogante, dice che prima del “leader” serve un programma (come reazione alle uscite pubbliche di Ruffini). E’ certamente ovvio che servano proposte comuni per aggregare, ma è anche vero che la tradizione democratica, riformista ed ispirata a quella sociale cristiano-cattolica è già di fatto una piattaforma politica. Da alcune reazioni scomposte mi sembra, piuttosto, affiori la paura che possano esistere personalità emergenti con la stoffa del leader, per esperienza e formazione culturale.

Secondo me, il leader politico moderno sarà quello in grado di dissociarsi, con le parole e con le azioni, dall’incarnare il ruolo di “salvatore della Patria” e che sappia delineare la propria leadership in senso plurale, femminile ed improntato alla temperanza (che non ha da fare con il moderatismo).

Credo che siamo in molti ad essere in cammino.

E chi, come me, è pure scout, non teme la strada. Per questo, è bene rinfrescare il motto “Estote Parati”.