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INTERVENUTO ALL’INAUGURAZIONE DELL ANNO GIUDIZIARIO A CATANZARO

L’inaugurazione dell’anno giudiziario è un momento istituzionale solenne, di riflessione e insieme di progetto.

Ringrazio molto per l’invito a parlare in questa sede, che mi consente di esprimere sincero e profondo apprezzamento per l’operato della magistratura in Calabria, delle forze dell’ordine e di quanti, con proprio rischio, hanno permesso di ottenere risultati di rilievo nel contrasto di ogni forma di criminalità.

Spesso la giustizia è intervenuta – di certo mai con scopi politici – per supplire alle mancanze del sistema della rappresentanza, che in larga misura ha dimostrato la volontàdirei pervicace, di conquistare le postazioni di comando attraverso l’illecito orientamento del consenso elettorale.

Ce lo confermano l’inchiesta «Mammasantissima» della Dda di Reggio Calabria e i procedimenti ad essa riuniti, che hanno fatto emergere una struttura di vertice di ‘ndrangheta e apparati di potere collaterali; una struttura capace di preparare carriere politiche e di favorire gli interessi dell’anti-stato, non più inteso come semplice criminalità organizzata.

Ce lo confermano anche i procedimenti aperti sull’azienda pubblica «Calabria verde», che toccano da vicino i piani alti del palazzo regionale, da cui non è pervenuto esempio pubblico di difesa delle istituzioni, con il pretesto di un garantismo di maniera che Paolo Borsellino avrebbe biasimato senza indugi.

La magistratura arriva dove può: con gli strumenti di cui dispone e con l’aiuto di cittadini calabresiintrepidi. La magistratura sta entrando con grande coraggio nei gangli del potere. Nel merito penso, per esempio, all’operazione «Stige», coordinata dalla Dda di Catanzaro, oppure a quella denominata «Lande desolate», sotto la direzione della stessa Dda. Penso anche ai numerosi arresti di dirigenti e funzionari regionali che, secondo l’accusa, si sono posti dall’altra parte della barricata. Si sono, cioè, lasciati andare al vecchio vizio della corruzione, adoperandosi per garantire vantaggi a loro stessi e così tradendo i doveri, imprescindibili, di fedeltà e imparzialità.

In generale la componente politica ha ancora fatto poco, ignorando che in Calabria c’è un’emergenza assoluta. Negli uffici pubblici le leggi vengono spesso scavalcate o interpretate per l’utile del più forte; per la perpetuazione di logiche antidemocratiche e per la salvaguardia di apparati che hanno utilizzato in proprio, fuori della legge, il bene e il denaro della collettività. 

Ne è derivato un aumento esponenziale dell’emigrazione, che ha prodotto un impoverimento del tessuto culturale, economico, sociale e politico dell’intera Calabria, messa in ginocchio dalla disoccupazione, dalla perdita dei servizi essenziali – intanto sanitari –, dalla diffusa mancanza di una scuola formativa e di possibilità di sviluppo economico reale.

Molto in breve, voglio concludere con due auspici personali.

Intanto in Calabria occorre moltiplicare gli sforzi per reprimere i reati contro la libertà democratica, contro la pubblica amministrazione e contro l’ambiente. Ciò chiama anzitutto la politica a uno sforzo maggiore, alimentato anche dalle aspettative della società, ormai ben informata e consapevole dei fatti, degli scenari che riguardano la gestione del potere. Serve un rafforzamento in termini di uomini e mezzi, e su questo il nuovo governo sta mettendo mano con determinazione. Serve anche una legislazione molto più attenta, in grado di rispondere ai bisogni della comunità locale, della giustizia e delle forze di polizia; soprattutto in questo momento di conflitti sociali e diseguaglianze che tendono ad aumentare anche a causa della crisi finanziaria, economica e politica in atto in Europa.

In secondo luogo, vorrei che la magistratura fosse più coesa, più unita e dunque più forte. Non nascondo le mie preoccupazioni per le recenti notizie secondo cui esistono indagini a carico di magistrati calabresi, che mi auguro dimostrino la loro totale estraneitàPer sconfiggere la cultura del sospetto e della diffidenza, bisogna fornire degli esempi. Credo che su questa esigenza possa e debba esserci un patto, non solo istituzionale, tra tutti gli attori che possono concorrere all’emancipazione dei calabresi da uno stato di sudditanza economica e politica. Noi parlamentari faremo la nostra parte, perché non c’è più tempo da perdere.

RIMOSSO SCURA DALL’ASP DI RC

RIMOSSO SCURA DALL’ASP DI RC

Il commissario Cotticelli ed il sub commissario Schael hanno notificato l’atto che finalmente rimuove l’ingegnere Massimo Scura dall’incarico di soggetto attuatore dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Reggio Calabria. E’ la conclusione di una battaglia che intraprendemmo nel momento in cui egli si autoproclamò dg di quell’Azienda Sanitaria. Tale atto fu una forzatura tant’è che ci attivammo con i mezzi a nostra disposizione per risanare questa anomalia.

Con la bella notizia di oggi possiamo affermare che un’altra pagina Scura della sanità calabrese è stata chiusa. Va dato un doveroso ringraziamento alla nuova struttura commissariale, la quale, anche se si è effettivamente insediata da pochi giorni e nonostante le resistenze di parte della politica e della burocrazia regionale, sta, nei fatti, segnando una discontinuità col recente passato come dimostrato anche da altri provvedimenti da essa presi. In quanto a noi, continueremo ancora a lottare ed a restare vigili poichè sono ancora tante le criticità da risolvere in questa regione, segnata da anni di incuria e malapolitica.

#Sanità #Calabria

PROTEGGIAMO I NOSTRI RAGAZZI

Oggi, 24 gennaio, è stato ufficialmente istituito il Comitato, da me proposto, che, in seno alla Commissione parlamentare d’inchiesta sui fenomeni delle mafie, provvederà  all’indagine del rapporto tra dispersione scolastica e l’aumento dei minorenni nelle attività delinquenziali delle mafie.

Respingendo l’esecuzione di risposte sintomatiche, connotate principalmente da caratteristiche repressive, l’azione del Comitato sarà improntata sull’applicazione di un sistema di tipo preventivo che, partendo dallo studio e dalla conoscenza del fenomeno mafioso, agisca su quattro aspetti principali: sistema socio-familiare, fenomeno della dispersione scolastica, stato delle infrastrutture urbanistiche, sistema penale e processuale.

Specificatamente, è sul primo punto che l’azione del Comitato si focalizzerà.

Come sottolineato dallo studio realizzato dalla Cabina di regia per la lotta alla dispersione scolastica e alla povertà educativa del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) (2018), la dispersione è un fenomeno complesso e diversificato, che si verifica “a diversi stadi del percorso scolastico,” e si manifesta “nelle forme dell’abbandono, dell’uscita precoce dal sistema formativo, dell’assenteismo, del deficit delle competenze di base”. I ragazzi si disperdono, in particolare, “nel primo biennio delle superiori, non apprendono abbastanza o acquisiscono competenze incerte, spezzettate e mai consolidate, che inficiano le prospettive di crescita culturale e professionale”.

È infatti la mancanza di una solida cultura di base, arricchita e sostenuta da modelli socio-familiari e di riferimento positivi che, in particolare, trasforma il fenomeno della dispersione scolastica in un fertile bacino di utenza a vantaggio della criminalità organizzata, che approfitta della possibilità di irretire e indottrinare questa giovane fascia di popolazione.

In particolare, come rilevato dall’ultimo rapporto Invalsi (2018), esiste un’intrinseca correlazione positiva tra status socio-familiare ed economico del giovane e l’eventuale povertà educativa che ne deriva. Quest’ultima, infatti, rende l’adolescente incapace di sviluppare gli strumenti culturali adatti a discernere quale, tra gli stili di vita che gli sono proposti, eventualmente adottare.

Inoltre, l’esigenza di istituire tale Comitato sorge, in modo particolare, dalla presa di coscienza della natura camaleontica delle organizzazioni mafiose, i cui paradigmi criminali si adattano velocemente ed efficacemente ai cambiamenti economici, politici e sociali in atto, sia a livello nazionale che europeo e internazionale.

In quanto realtà proteiformi, spesso le mafie riescono così a sostituirsi allo Stato nel soddisfacimento di bisogni delle fasce più giovani e svantaggiate d’Italia; ed è per tale motivo che l’adozione di un punto di osservazione specifico sugli ambienti giovanili risulta imprescindibilmente necessario.

E’ con profondo spirito di servizio che il Comitato intende svolgere la sua indagine e il suo lavoro, per discernere e indebolire le logiche di un sistema che inficia il pieno e rigoglioso sviluppo delle giovani generazioni, da cui il futuro del mondo imprescindibilmente dipende.

PAROLE GUERRIERE: COMUNICARE IL CAMBIAMENTO

Cosa significa comunicare il cambiamento? Innanzitutto, comunicare il cambiamento non è solo una questione di “cosa”, ma di “come”.

In questa società iper-globalizzata, iper-connessa, frenetica e tumultuosa, in cui le informazioni si rincorrono, confuse, a ritmo crescente, è sempre più impellente la necessità di rallentare. Osservare. Meditare su ciò che ci viene detto. Imparando a riconoscere e a liberarci da un sistema comunicativo che ci vuole perennemente distratti, potremo prestare attenzione alla reale natura della notizia che ci viene proposta.

In questo modo, consapevolmente, avremo la capacità di dare forma a nuovi processi comunicativi, trasformandoli in canali di cambiamento collettivo.

Ed è proprio sul modo di comunicare, di dar forma alla notizia e di comprenderla, che verterà il prossimo incontro di Parole Guerriere Seminari Rivoluzionari a Montecitorio, il 21 febbraio 2019.

Potendo contare sulla preziosa presenza del Presidente della Camera Roberto Fico, dei nuovi vertici RAI, il Presidente Marcello Foa e l’Amministratore Delegato Fabrizio Salini, nonché del Poeta e Filosofo Marco Guzzi, il prossimo incontro di Parole Guerriere intende mettere al centro del dibattito la necessità di divulgare, a livello sociale e politico, un’informazione più vera, a tutto tondo, non faziosa, che abbia a cuore le tematiche cruciali che l’umanità si prepara oggi ad affrontare.

Comunicare il cambiamento significa aprire una finestra sulle sfide climatiche, geopolitiche ed economiche che incombono sull’uomo di oggi, sempre più distratto dal vortice consumistico che lo attanaglia. Il nostro sistema, nella morsa della cultura della performance, dello spreco, dell’ “usa e getta”, ha bisogno di essere scosso, demolito e ricostruito.

Imparare a comunicare, accompagnando consapevolmente i rivolgimenti sociali, economici e geopolitici in atto a livello globale, è il primo passo per stimolare un vero e fondato cambiamento antropologico, che rivoluzioni il nostro modo di stare al mondo.

Solo portando avanti una Rivoluzione integrale, che permei ogni ambito della vita dell’essere umano, creando spazi adatti all’elaborazione di un pensiero consapevole e davvero informato, sapremo dare fondo alle immense potenzialità offerte da questo straordinario secolo appena iniziato.

PER INFO -> http://www.paroleguerriere.info/

 

OLIVERIO HA NOMINATO DI NUOVO I MANAGER CHE HANNO FALLITO: ADESSO AGISCANO I COMMISSARI GOVERNATIVI

È atto di prepotenza ed arroganza sconfinate la nomina, da parte della giunta Oliverio, dei commissari di 7 aziende del Servizio sanitario calabrese, in quanto avvenuta senza alcun confronto di leale cooperazione istituzionale con i commissari del governo italiano, appena insediati. Il governatore della Calabria e i “suoi” assessori hanno ignorato l’invito alla ragionevolezza rivolto loro dal ministro Giulia Grillo. Un invito in favore dei calabresi che subiscono disservizi e carenze molto gravi per colpa di un sistema politico-affaristico che privilegia interessi elettorali ed economici di comitati di potere, così aumentando l’emigrazione sanitaria e mortificando i tanti medici, infermieri e altri operatori che lavorano in trincea per garantire buone cure e adeguata assistenza. La conferma di Raffaele Mauro alla guida dell’Asp di Cosenza è la riprova che gli accordi elettorali di Oliverio con la coppia Adamo-Bruno Bossio contano più dei fatti e dell’interesse pubblico. Il manager, già messo a capo dell’Asp di Cosenza contro cui aveva vinto una causa per depressione da servizio, non ha raggiunto l’equilibrio di bilancio, ha proceduto a reclutamenti di personale in violazione delle norme e ha tentato di designare 14 primari senza l’autorizzazione commissariale. Se non bastasse, da ultimo Mauro ha conferito, a pochi giorni dalla scadenza del mandato, un incarico dirigenziale alla moglie del politico Franco Pacenza, episodio su cui stiamo svolgendo i dovuti controlli». «Angela Caligiuri, che come Mauro ha prodotto disavanzi di bilancio, è stata invece riconfermata all’Asp di Vibo Valentia, nonostante gli anomali concorsi dei mesi scorsi, su cui vi sono specifiche indagini. Collocata al timone dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Catanzaro, Caterina De Filippo è come Giuseppe Fico, piazzato all’Asp di Catanzaro, responsabile di disavanzi di bilancio: la prima al policlinico universitario, il secondo all’Asp di Crotone. Le nomine in questione sono inaccettabili sia per il metodo che per il merito. Per questo abbiamo già chiesto al ministro della Salute di valutare la sostituzione di questi manager, per il tramite dei commissari Cotticelli e Schael, con soggetti attuatori, oppure l’esplicita attribuzione, ai delegati del governo, del potere di nomina dei vertici delle aziende del Servizio sanitario regionale. Dalila Nesci e Francesco Sapia Commissione Affari sociali e Sanità, Camera dei Deputati

LA PACCHIA È FINITA, alla Regione si torni a parlare di salute e non di poltrone

Il Presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, pretende di esercitare a tempo scaduto le proprie prerogative riguardo alla nomina dei vertici delle aziende del Servizio sanitario della Calabria. Nel contempo dimentica d’aver omesso, benché obbligato dalla legge, l’avvio della procedura di decadenza di 7 direttori generali protagonisti di disavanzi di bilancio, per cui pende un esposto mio e del collega Sapia alla Procura di Catanzaro. Come avrete capito, mi riferisco alla nota con cui il governatore della Calabria ha risposto (http://bit.ly/2FqJK8m) al recente richiamo formale rivoltogli dal ministro della salute, Giulia Grillo, di sentire i delegati del governo (http://bit.ly/2FwGoQA), Saverio Cotticelli e Thomas Schael, in merito all’individuazione dei commissari delle aziende del Servizio sanitario calabrese (tranne l’Azienda ospedaliera di Catanzaro e l’Asp di Reggio Calabria), prevista nella giunta del pomeriggio di lunedì 14 gennaio.
Ci chiediamo se per Oliverio esercitare le proprie prerogative significhi riconfermare manager che non hanno rispettato l’equilibrio di bilancio e che ciononostante hanno ricevuto un premio di svariate migliaia di euro mentre andavano per legge rimossi; che hanno esercitato le loro funzioni non avendone alcun titolo; che in mancanza della prescritta autorizzazione hanno tentato di nominare 14 primari e che con procedure disinvolte hanno affidato a fine mandato incarichi dirigenziali a loro cari e alla moglie del politico Franco Pacenza. Il governatore finge di non comprendere le ragioni del garbato ma deciso invito del ministro Grillo alla correttezza istituzionale. Inoltre egli ignora che la sanità della Calabria è commissariata per il piano di rientro e che in una situazione simile all’attuale il generale Luciano Pezzi nominò dei commissari aziendali in veste di delegato del governo nazionale. Oltretutto, prima della designazione di Cotticelli e Schael da parte del governo nazionale, la Regione ha pubblicato un avviso, per i nuovi direttori generali, non in linea con le norme vigenti e avente due diverse scadenze per la presentazione delle domande». Oliverio ha capito o no che non è più possibile utilizzare la sanità per clientelismo elettorale e che il ministro Grillo gli ha dato un ultimatum?

Nesci e Sapia, Deputati della Commissione affari sociali e sanità della Camera dei Deputati

VOGLIAMO CHE ANCHE I CORROTTI SIANO “IMPRESENTABILI”

La Commissione parlamentare antimafia, di cui faccio parte, avrà un ruolo chiave in occasione di tutte le votazioni italiane: dalle locali alle nazionali.

Controllerà se i candidati a gestire la cosa pubblica siano specchiati o se, come spesso accade tra le fila dei vecchi partiti, vi siano degli “impresentabili”.

Il nuovo Codice etico impone a partiti e movimenti di anticipare la soglia di attenzione nella redazione delle liste elettorali, affinché chi si candida a rappresentare la collettività abbia tutte le carte in regola per rappresentare i propri concittadini. Il nuovo codice verrà approvato a breve, e per noi sarà un grande risultato averne ampliato la portata: adesso tra i reati che, se condannati in via definitiva, comportano l’impresentabilità ci sono anche quelli previsti dal nostro Spazzacorrotti, quelli societari o riguardanti il caporalato.

La politica è una cosa seria, rendiamola pulita!

ASPETTIAMO DA TROPPI GIORNI LE DIMISSIONI DI OLIVERIO

La Calabria è in gabbia, ostaggio di un Presidente di Regione attaccato alla poltrona che nonostante l’obbligo di dimora nel suo comune di residenza non intende dimettersi dopo anni di mala gestione.
La sua vicenda giudiziaria non può compromettere l’interesse, il futuro dei calabresi. Ritengo impossibile che Oliverio possa amministrare la Regione da San Giovanni in Fiore. Si dimetta!

 

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OLIVERIO DIMISSIONI 24
OLIVERIO DIMISSIONI 24