La crisi sanitaria in corso è senza pari, in Italia, in Europa, nel mondo.
In questa guerra contro un nemico invisibile e spietato, non siamo che la trincea, l’avanguardia dell’Occidente. Ma dietro di noi c’è un intero sistema economico, fondato sul neoliberismo e sulla globalizzazione, che ora si è rinchiuso in casa e trema.
Non eravamo preparati, nessuno lo era.
Ma ora dobbiamo rimanere saldi e trovare un nuovo equilibrio.
Se per salvaguardare la salute di milioni di cittadini è necessario chiudere temporaneamente ogni attività non essenziale – benché per ogni lavoratore sia essenziale la propria attività – è doveroso trovare risorse sufficienti e strumenti idonei per garantirne anche la sussistenza.
La massiccia iniezione di liquidità prospettata dalla #BCE e la sospensione del patto di stabilità proposta dalla Commissione Europea vanno senz’altro nella direzione giusta.
Possiamo spendere in deficit e dobbiamo farlo in maniera ancora più massiccia per comprare ventilatori, assumere medici, sostenere le imprese, aiutare le famiglie.
Ritengo complessa e marginale, ora, la questione dell’emissione di #eurobond emergenziali: sarebbe infatti necessaria l’unanimità nel consesso europeo per modificare i trattati. E per raggiungere l’unanimità occorre tempo, troppo, per un frangente come questo.
Qualora, invece, la proposta di emettere i c.d. “Corona-bond” attraverso il #MES fosse un modo per nascondere surrettiziamente una volontà eterodiretta di assoggettare il nostro Paese alla #Troika, allora è nostro dovere rispondere chiaramente e subito: non lo vogliamo!
Il #MES è uno strumento pensato per crisi asimmetriche di singoli Paesi che, avendo perso la fiducia dei mercati per “mala gestio”, sono costretti a ricorrervi rinunciando alla propria autonomia politica. Ma questa è una pandemia, uno shock avverso ed esogeno che colpirà inevitabilmente tutta Europa.
E per giunta la dotazione del MES è assolutamente insufficiente per rispondere alle reali necessità dei Paesi dell’eurozona: i circa 700 mld a disposizione basterebbero forse solo per sostenere la nostra economia nel 2020, tra rinnovo dei titoli in scadenza, crollo delle entrate fiscali e aumento di spesa pubblica per le misure anti-coronavirus.
Ecco allora che la strada maestra è l’emissione di moneta da parte della #BCE. La Banca Centrale deve diventare prestatore di ultima istanza degli Stati nazionali e monetizzare, in questo frangente, tutto il nuovo debito che sarà emesso per far fronte alla crisi.
Pensare ancora che il suo obiettivo debba essere confinato alla stabilità dei prezzi e al target del 2% d’inflazione è anacronistico e, mi sembra, di stampo ideologico.
Mi unisco, inoltre, alla proposta del collega Stefano Fassina – e di altri numerosi economisti italiani (v. appello di ieri su “MicroMega”)- che suggerisce di trasformare in perpetual bond senza interessi i 400 miliardi di titoli di Stato italiani attualmente nelle casse della BCE. La manovra dovrebbe ovviamente essere estesa a tutti i titoli Statali europei che la Banca Centrale ha acquistato a seguito del QE di Draghi. Questo farebbe contrarre sensibilmente i debiti nazionali.
Se non si procede su questa direzione si rischia in pochi mesi, tra emissione di nuovo debito e contrazione dell’economia, di raggiungere un rapporto debito/PIL di oltre il 170%.
E’ un numero che non possiamo permetterci!
La scelta di trasformare i titoli del QE in perpetuity sarebbe poi presa a maggioranza dal board della Banca Centrale e non necessiterebbe una modifica all’unanimità dei trattati.
E per quanto concerne il MES la soluzione è sempre la stessa… liquidarlo!
Il Governo deve avere un mandato preciso dal Parlamento per le scelte da intraprendere in sede europea.