Oggi, 24 gennaio, è stato ufficialmente istituito il Comitato, da me proposto, che, in seno alla Commissione parlamentare d’inchiesta sui fenomeni delle mafie, provvederà all’indagine del rapporto tra dispersione scolastica e l’aumento dei minorenni nelle attività delinquenziali delle mafie.
Respingendo l’esecuzione di risposte sintomatiche, connotate principalmente da caratteristiche repressive, l’azione del Comitato sarà improntata sull’applicazione di un sistema di tipo preventivo che, partendo dallo studio e dalla conoscenza del fenomeno mafioso, agisca su quattro aspetti principali: sistema socio-familiare, fenomeno della dispersione scolastica, stato delle infrastrutture urbanistiche, sistema penale e processuale.
Specificatamente, è sul primo punto che l’azione del Comitato si focalizzerà.
Come sottolineato dallo studio realizzato dalla Cabina di regia per la lotta alla dispersione scolastica e alla povertà educativa del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) (2018), la dispersione è un fenomeno complesso e diversificato, che si verifica “a diversi stadi del percorso scolastico,” e si manifesta “nelle forme dell’abbandono, dell’uscita precoce dal sistema formativo, dell’assenteismo, del deficit delle competenze di base”. I ragazzi si disperdono, in particolare, “nel primo biennio delle superiori, non apprendono abbastanza o acquisiscono competenze incerte, spezzettate e mai consolidate, che inficiano le prospettive di crescita culturale e professionale”.
È infatti la mancanza di una solida cultura di base, arricchita e sostenuta da modelli socio-familiari e di riferimento positivi che, in particolare, trasforma il fenomeno della dispersione scolastica in un fertile bacino di utenza a vantaggio della criminalità organizzata, che approfitta della possibilità di irretire e indottrinare questa giovane fascia di popolazione.
In particolare, come rilevato dall’ultimo rapporto Invalsi (2018), esiste un’intrinseca correlazione positiva tra status socio-familiare ed economico del giovane e l’eventuale povertà educativa che ne deriva. Quest’ultima, infatti, rende l’adolescente incapace di sviluppare gli strumenti culturali adatti a discernere quale, tra gli stili di vita che gli sono proposti, eventualmente adottare.
Inoltre, l’esigenza di istituire tale Comitato sorge, in modo particolare, dalla presa di coscienza della natura camaleontica delle organizzazioni mafiose, i cui paradigmi criminali si adattano velocemente ed efficacemente ai cambiamenti economici, politici e sociali in atto, sia a livello nazionale che europeo e internazionale.
In quanto realtà proteiformi, spesso le mafie riescono così a sostituirsi allo Stato nel soddisfacimento di bisogni delle fasce più giovani e svantaggiate d’Italia; ed è per tale motivo che l’adozione di un punto di osservazione specifico sugli ambienti giovanili risulta imprescindibilmente necessario.
E’ con profondo spirito di servizio che il Comitato intende svolgere la sua indagine e il suo lavoro, per discernere e indebolire le logiche di un sistema che inficia il pieno e rigoglioso sviluppo delle giovani generazioni, da cui il futuro del mondo imprescindibilmente dipende.