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Elezioni Regione Calabria: la mia intervista al Corriere della Sera

Ecco l’intervista rilasciata a Il Corriere della Sera

Per il candidato alla presidenza De Magistris sarebbero un “sicuro fallimento”. «Alla Calabria non bisogna guardare con gli interessi dei singoli, sia pure legittimi, ma con spirito di servizio assoluto» risponde Dalila Nesci, sottosegretaria al Sud del M5S, nata a Tropea nel 1986. «Non ci possono essere candidature precostituite. Le primarie sono utili, perché consentiranno ai calabresi di scegliersi il loro presidente».

Se il sindaco di Napoli non accetterà la sfida nei gazebo, il centrosinistra lascerà la regione alla destra? «Io do per scontato che De Magistris non si tirerà indietro e accetterà il confronto politico attraverso lo strumento delle primarie. In caso contrario, dovrebbe spiegare ai cittadini perché non intende parteciparvi».

Ma le primarie nel M5S non sono un tabù? «Quando nel 2019 mi ero resa disponibile per candidarmi governatrice nella mia regione avevo già proposto ai miei un’intesa con il Pd per arrivare ad una sintesi, quando parlarne al nostro interno era una bestemmia. Per me non sono una novità. Ora che la crisi di governo e il cambio di leadership del Pd hanno fermato i tavoli della coalizione, siamo in una situazione da riavviare, anche perché nel frattempo nel panorama calabrese si è inserito De Magistris».

Lei è pronta a sfidarlo? «Sì, io mi metto in gioco. Sono a disposizione, come lo ero la volta scorsa. Per creare una coalizione ampia di centrosinistra con il Pd e con il polo civico bisogna avviare un percorso di confronto politico e partecipazione che porti alla sintesi di una figura federatrice, catalizzatrice di entusiasmo. La Calabria ha bisogno di freschezza e novità perché c’è un altissimo tasso di astensionismo e l’unico modo per elaborare un progetto alternativo alla destra è indire primarie di coalizione».

Il M5S è un magma che ribolle, è sicura che i suoi colleghi siano d’accordo? «Nessuno deve avere paura delle primarie di coalizione, che sono uno strumento utile e sano perché permettono il confronto. Le regole del gioco si scrivono insieme, sarà una grande festa del dialogo politico».

Fin qui per i 5 Stelle il luogo del confronto politico è stata la Rete… «Sono cambiate tante cose da quando il M5S ha deciso di entrare nel sistema democratico e nel Parlamento e poi di prendersi la responsabilità di governare. Dobbiamo costruire il Movimento del futuro e il palcoscenico politico calabrese è l’unico posto in cui si può realizzare l’intesa con il Pd».

Perché l’unico posto? «Perché non c’è il ballottaggio e la legge elettorale prevede uno sbarramento alto all’8 per cento, per cui l’intesa, se si deve creare, va fatta al primo turno».

La Calabria può essere il laboratorio dell’alleanza con il Pd, anche in vista delle elezioni politiche? «Sì, per questo parlo del M5S del futuro. Se in Calabria l’intesa col Pd porta a una coalizione ampia di centrosinistra, che guardi anche alle forze civiche, dimostriamo che questo progetto politico vuole assumersi la responsabilità di governare».

L’alleanza stenta a decollare. Pensa che Enrico Letta e Giuseppe Conte abbiano fatto tutto il possibile per unire le forze alle amministrative? «C’è stata la pandemia, la crisi di governo, sono cambiate le leadership… È ancora tutto in fieri. Se la Calabria riesce a dare questa dimostrazione di serietà, ne possono beneficiare anche altri territori e si può arrivare a una sintesi».

Anche a Roma, dove ognuno va per sé? «Sì, perché essendoci il secondo turno tutto è ancora possibile».

Intanto Conte si fa attendere. La sua leadership non rischia di logorarsi prima di essere ufficializzata? «C’è tutta la volontà di essere operativi al più presto, ma ci sono tempi tecnici anche per via delle questioni legali legate agli strascichi con Rousseau. Davide Casaleggio ha tirato troppo la corda e le nostre strade si dividono. La piattaforma Rousseau doveva essere un mezzo e non il fine del nostro mandato politico».

CORONAVIRUS: RINFORZIAMO IL SISTEMA SANITARIO ITALIANO

 

 

Oggi in aula ho replicato al Ministro Boccia che rispondeva ad un nostro quesito sull’azione delle Regioni nella gestione dell’emergenza da Coronavirus. In particolare, le Regioni devono procedere all’emanazione  dell’ordinanza tipo predisposta dal Governo, in raccordo con la Conferenza delle Regioni, l’Istituto Superiore di Sanità e la Protezione Civile, per coordinare le azioni nei territori fuori dall’area del contagio da Coronavirus. La risposta ricevuta è rincuorante perché già sono state emanate le ordinanze di: Lazio, Puglia, Abruzzo, Molise, Sicilia, Campania, Toscana, Sardegna, Calabria, Basilicata, Umbria e della Provincia autonoma di Bolzano e via via anche le altre Regioni stanno provvedendo.

L’emergenza in atto ha messo in luce la necessità di garantire in maniera uniforme all’intero Servizio Sanitario Nazionale le risorse, i mezzi e il personale idoneo a far fronte ad una calamità sanitaria che non ha probabilmente precedenti nella storia unitaria del Paese.

I problemi che stiamo affrontando in queste settimane ci mostrano i limiti di un approccio “regionalistico”ad una emergenza di così vasta portata.

È un’evidenza di cui dobbiamo fare tesoro.

Riteniamo che la sinergia tra le Regioni sia l’unica strada per garantire la salute e l’accesso alle cure a tutti i cittadini, senza distinzione di provenienza geografica e tipo di patologia.

Certo, non avremmo mai voluto avere un’occasione del genere. Ma riteniamo sia doveroso, ora, cogliere questa opportunità per convogliare su un unico binario il nostro sistema sanitario e, in tal modo, tentare di rimediare all’evidente sperequazione tra le diverse Regioni italiane.
Doverosa è inoltre una riflessione di ordine generale: la Storia dell’Umanità ha conosciuto epidemie e pandemie in ogni epoca ma questa specifica emergenza sanitaria, diffusasi così rapidamente, è il frutto – amaro – della globalizzazione.

 

Se perciò siamo costretti a ritenere tale processo ormai ineluttabile dobbiamo, con la stessa lucidità, relegare al passato soluzioni emergenziali di tipo localistico. Si rivelerebbero assolutamente inefficaci, se non addirittura ridicole, di fronte a sfide planetarie.

 

In ragione di questa considerazione, non possiamo escludere che nell’immediato futuro saremo chiamati ad affrontare altre emergenze sanitarie della medesima portata.

Sarebbe miope, oltre che irresponsabile, lasciare che a rispondere siano ventuno servizi sanitari regionali, privi di coordinazione e con risorse non adeguatamente ripartite.

 

Lo Stato è e dovrà essere garante di un Servizio Sanitario Nazionale, universale, accessibile per ogni cittadino.

 

Questo è un tratto distintivo del livello della nostra civiltà.

E’ patrimonio della democrazia.

E’ fondamento della Repubblica.

LOCRI, NESCI FA ISPEZIONE IN OSPEDALE: “Non più accettabili le lentezze della Struttura commissariale sulle assunzioni, ecco gli interventi prioritari”

 

 

« Ho appena effettuato una visita ispettiva presso l’Ospedale di Locri (Rc) insieme al Sindaco della città, Giovanni Calabrese, ed accompagnata dal delegato della Commissione Prefettizia Sergio Raimondo e dal Direttore Sanitario f.f. Fortugno. Con me c’erano anche alcune sigle sindacali rappresentate da Domenico Minniti, AAROI EMAC, Claudio Picarelli, Segretario regionale FISMU, Nuccio Azzarà e Nicola Simone, rispettivamente Segretario confederale e Rappresentante di categoria della UIL, Gianluigi Scaffidi, delegato per UIL Medici, Giuseppe Rubino Segretario Generale di CISL FP» annuncia la Deputata M5S Dalila NESCI, ribadendo che: «Tutti i fatti gravissimi, le carenze e le assunzioni non avvenute, le renderò formalmente note al Ministro della Salute e dell’Economia per chiarire le posizioni di inerzia o incapacità».

«Ho potuto verificare anche insieme al delegato della Commissione Prefettizia, il dott. Raimondo, gli sforzi compiuti nell’Asp di Rc purtroppo sciolta per mafia, ma devo constatare che l’entità delle carenze strutturali e gestionali permangono ed oggi condannano -sottolinea la deputata NESCI- l’Ospedale ad un progressivo depauperamento di attività specialistiche, specie nell’ambito del settore dell’emergenza-urgenza così come avvenuto con la ridotta operatività del reparto di Ortopedia».

«Il Presidio, dunque -continua la NESCI- sta scontando un’irresponsabile opera di dequalificazione della propria rete assistenziale provinciale, nonché del proprio status di Ospedale spoke, funzione assegnatagli con apposito decreto ministeriale».

«A peggiorare ulteriormente le cose -ribadisce la Deputata- non esiste alcun raccordo funzionale tra i presidi ospedalieri dell’ASP di Reggio Calabria e il GOM di Reggio Calabria, sempre più sovraccaricato dalle inefficienze dei due Ospedali spoke di Locri e Polistena. E’ urgente, dunque, siglare un protocollo di attività interaziendale».

«Tutto ciò è frutto intanto -continua la M5S NESCI- della gestione miope portata avanti dall’ex Direttore generale designato dalla Regione a guida PD Oliverio, le cui passate nomine ai vertici delle Aziende ne hanno oggi fatto quadruplicare il deficit, con buona pace dei livelli di assistenza minimi da garantire ai pazienti».

«Ho avanzato, dunque -sottolinea la Deputata- proposte concrete, efficaci e verificabili, che spero vorranno sostenere tutti gli amministratori locali che intendono portare a fondo queste battaglie e con le parti sociali, perché chiunque sia investito di alte responsabilità abbia il coraggio di aggregarsi e di operare a favore della collettività. Qui da Locri oggi abbiamo iniziato proficuamente a lavorare già con il Sindaco Calabrese e le sigle sindacali presenti per ottenere le assunzioni necessarie, che risultavano già richieste dalla Commissione Prefettizia ma mai autorizzate dal Generale Cotticelli».

«Nonostante molti addossino al Decreto Calabria la responsabilità sui ritardi nella soluzione di tali problematiche -chiarisce la Deputata- è la Struttura commissariale guidata dal Generale Cotticelli a possedere tutte le prerogative ed indicazioni ministeriali per muoversi a tal fine».

«Serve subito -conclude la NESCI- una revisione dell’assetto della Rete Ospedaliera e del Territorio, l’indicazione di nuovi parametri del fabbisogno del personale che rispondano alle esigenze reali e dell’attualità, interventi mirati al recupero della migrazione sanitaria, l’adozione di seri provvedimenti contro il fenomeno del precariato, un puntuale monitoraggio ed un’accelerazione nella realizzazione di nuovi ospedali, una più precisa mappatura del patrimonio tecnologico sanitario a disposizione, un immediato ripristino della legalità e della trasparenza nei casi di accertate irregolarità commesse dalle precedenti amministrazioni».

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Leggi qui il mio documento programmatico.